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sabato 16 aprile 2011

Omicidio volontario

"Questi processi non si dovrebbero mai fare" ha commentato il procuratore Raffaele Guariniello alla sentenza che dichiara l'amministratore delegato e il gruppo dirigente della Thyssen-Krupp colpevoli di omicidio volontario a causa della morte tra le fiamme di sei operai delle acciaierie a Torino. La Krupp, in attesa di dismettere la fabbrica, aveva deciso di cessare qualsiasi manutenzione dell'impianto di sicurezza e alcune parti di esso erano state addirittura disattivate. Questo permetteva di realizzare risparmi e aumentare profitti. Chissà se questa sentenza riuscirà a passare in giudicato. Ce lo si augura: sembra ahimé che il rischio personale di chi comanda sia l'unica maniera per far divenire la sicurezza un profitto anche lei. Giacché la coscienza, evidentemente, i manager non ce l'hanno.


Alla ThyssenKrupp fu omicidio volontario

Aggiornamento: La Corte di Cassazione ha annullato il 24 aprile una parte del verdetto di appello che condannava per omicidio colposo sei dirigenti della Thyssen Krupp, italiani e tedeschi. Il verdetto di appello aveva a sua volta modificato quello primo grado, derubricando da omicidio volontario a omicidio colposo, il reato commesso dai dirigenti Thyssen. Il verdetto di omicidio volontario con dolo eventuale era stato richiesto e ottenuto in primo grado dalla Procura di Torino per l'amministratore delegato Harald Espenhanhn per la decisione di omettere le misure di sicurezza dato che la fabbrica era in via di dismissione.
La Cassazione ha rinviato inoltre una seconda volta il processo in appello: "Avete deciso di non decidere in maniera che questi vigliacchi non vadano in carcere" ha gridato un parente in aula.
Il rinvio in appello potrebbe aprire la porta a una derubricazione ulteriore del reato e delle pene rispetto al verdetto di omicidio colposo.

Il mancato funzionamento e la dismissione delle misure di sicurezza nel reparto fonderia causarono nel 2007 un incendio nel quale morirono sette giovani operai.

Una storia italiana.

Chissà come sarebbe andata in Bangladesh. Chissà se il Bangladesh non è, nella magnifica UE e progressiva, il destino che tutti ci attende.

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